Esimio giurista trecentesco che tanta fama e lustro diede allo Studium Perusinum, Baldo, appartenente alla famiglia degli Ubaldi, poi Baldeschi, nacque nel 1327 a Perugia (Cortese, 2013). A differenza del padre Francesco che era medico, come i fratelli Angelo e Pietro, si indirizzò verso gli studi giuridici seguendo nell'Ateneo patrio le lezioni di Giovanni Pagliaresi (Nardi, 2013) e Francesco Tigrini (Peruzzi, 2013) per il diritto civile e Federico Petrucci (Bianchin, 2013) per il canonico. Dal 1343 poté ascoltare le letture di Bartolo da Sassoferrato, ritornato a Perugia in quell'anno dopo essere stato a Pisa. Si laureò tra il 1346 e il 1347, visto che lo stesso Baldo nel proemio del Tractatus feudorum del 1393, dedicato a Gian Galeazzo Visconti (Nicoud, 2014), scriveva di essere in cattedra da circa 47 anni (Cortese, 2013). Dopo aver iniziato la sua carriera di docente a Perugia, dove rimase fino al 1357, cominciò la sua peregrinatio academica insegnando a Pisa nel 1357-1358 (Spagnesi, 2004), a Firenze dal 1358 al 1364 (Cuturi, 1900; Spagnesi, 2004), di nuovo a Perugia dal 1364 al 1376 (Zucchini, 2008; Cortese, 2013), a Padova dal 1376 al 1379 (Maffei, 2004; Cortese, 2013) e dopo un nuovo ritorno in patria concluse la carriera a Pavia chiamato da Giangaleazzo Visconti per uno stipendio di 1080 fiorini (Cortese, 2013), probabilmente nel 1390 visto che in quell'anno figura promotore già in diverse laure pavesi (Silanos, 2006). Inoltre, tenne alcune repetitiones in alcune università fuori sede ossia a Siena, a Bologna nel 1370, a Napoli nel 1382 e a Milano nel 1390 (Cortese, 2013). Nei registri perugini dei 'Conservatori della Moneta' risultano stipendiate lautamente le sue letture allo Studium Perusinum del Codice e del Digesto vecchio del quadriennio 1364-1368 e quella dell'anno accademico 1382-1383 (Zucchini, 2008). Furono suoi allievi, tra gli altri, Pierre Roger de Beaufort (Cortese, 2013), poi papa Gregorio VI,, Dionigi Barigiani (Semeraro, 2013), Pietro d'Ancarano (Cortese-Pennington, 2013) e Paolo di Castro che divenne suo familiaris e precettore dei suoi figli Francesco e Zanobi (d'Amelio, 1979; Cortese, 2013). A Perugia, oltre che con Conte di Sacco Saccucci (Zucchini, 2013), risulta in concorrenza con Antonio Boidi (Maffei, 2013), mentre a Firenze, tra i suoi colleghi, a parte il fratello Pietro (Frova, 2013), figurano Arsendino Arsendi (Mellusi, 2013), Francesco Albergotti (Campitelli, 2013), Giovan Bartolomeo Casini (Nardi, 2009), Riccardo da Saliceto e Lapo da Castiglionchio, con il quale strinse una forte amicizia tanto da fare da padrino al figlio Giovanni nel 1360 (Spagnesi, 2013). Entrò, probabilmente in contrasto con Antonio da Budrio, altro illustre giurista dell'epoca, che appellò con l'epiteto di "humana bestia" (Condorelli, 2013) e a Pavia con Cristoforo Castiglioni (Aimerito, 2013). Sempre a Pavia fu collega di Egidio Cavitelli, che era stato suo allievo a Padova (Treggiari, 2013) e appare promotore in diverse occasioni (Danusso, 2013; Piergiovanni, 2013; Valsecchi, 2013). Svolse numerosi incarichi per il Comune patrio che, come è visibile in varie riformanze, lo aveva in forte considerazione. Oltre ad essere nominato fra i quattro illustri personaggi perugini che si recarono da papa Urbano V nel 1370 per trattare la pace di Perugia con Roma (Mezzanotte, 1977), il 2 luglio 1380, gli fu concesso di lasciare la città per dimorare, quanto voleva, presso la curia papale (Maiarelli-Merli, 2010). Il 14 e 16 luglio 1385, inoltre, gli venne proibito di lasciare lo Studio perugino senza autorizzazione e Baldo si impegnava ad adempiere a quanto stabilito dai Priori (Merli-Maiarelli, 2010). Questo avvenne dopo che Firenze aveva avanzato la richiesta di riottenere il giurista perugino per insegnare nuovamente nel proprio Ateneo vista la precedente brillante esperienza che, tra l'altro, aveva portato Baldo ad ottenere la cittadinanza fiorentina nell'anno 1359 (Cuturi, 1900). Fu autore di sette trattati e di un numero notevole di consilia che, altamente remurativi come quelli forniti per il duca visconteo (Silanos, 2006; Gilli, 2008), gli permisero di costruirsi un ingente patrimonio finanziario, amministrato dai due figli gemelli, nati nel 1359 e avviati anch'essi alla carriera accademica. La sua fortuna e posizione di rilievo in città è testimoniata anche da diversi affari immobiliari come: la proprietà, assieme a Conte di Sacco ed altri soci, dell'albergo perugino delle 'Chiavi' nel 1377 (Monacchia, 1987) e la vendita di una casa nel 1389 al dottore di medicina Antonio da Scarperia (Pesenti, 1984; Ruina, 2014). Precedentemente, la sua posizione in favore della legittimità dell'elezione di Bartolomeo Prignano al soglio pontificio, espressa con due consilia, gli permise di ottenere in feudo il castello di Biscina tra Gubbio e Perugia (Scalvanti, 1903; Fodale, 1984). Negli ultimi anni della sua vita concentrò il proprio interesse sul diritto canonico, come testimonia la grande lectura delle Decretali, l'ultimo lavoro interrotto dalla morte. Tale propensione era dovuta probabilmente ad una forte religiosità scatenata anche dall'incancrenirsi della vicenda dello Scisma d'Occidente, alla quale lo stesso giurista perugino aveva inizialmente partecipato fornendo alcuni consulti che gli erano stati richiesti (Cortese, 2013). Ritornò nello Studio di Padova per una declamazione il 22 aprile 1398 (Girgensohn, 1993-1994). Fu curato per una infezione urinaria a Pavia (Nicoud, 2014). Morì il 28 aprile del 1400 come scritto nel monumento funebre che i figli gli fecero erigere nella chiesa di San Francesco dei conventuali di Pavia (Snow-Smith, 1986). A Perugia fu tra i celebri giuristi che Guglielmo Pontano fece raffigurare in una sala della sua abitazione sita in porta San Pietro (Rossi, 1875; Teza, 2014). Un suo medaglione-ritratto di Giovanni Bonazza è stato rintracciato nel monastero di s. Giovanni di Verdura di Padova (De Vincenti-Manzato-Pellegrini, 2000). Per una maggiore conoscenza del pensiero e delle opere, si rimanda al resto della sua bibliografia in particolare: Piana (1966) pp. 106, n. 2, 321;
Ermini (1971) notizie biografiche e attività didattica scientifica a pp. 33, 146-152, 155, 159, 162, n. 126, 163, 164, 165, 328, 375; e Nicoud (2014) pp. 176, n. 145; 227, e n. 373.