Dopo aver inquadrato il rapporto fra centro e periferia in epoca visconteo-sforzesca, e su come questo influì sulla politica universitaria, si sofferma su alcuni percorsi accademici di Parma e Pavia. In particolare di quest'ultima, aperta il 27 ottobre 1361, sono ricordati gli inizi non certo brillanti tanto che, quando negli anni Sessanta del Trecento Galeazzo Visconti si ammalò di podagra, fu chiamato a curarlo Tommaso del Garbo, già lettore a Perugia, a testimonianza che nel neonato Studio non c'era nessun medico che poteva competere con lui per esperienza e fama (p. 287, n. 20). Tra gli altri docenti che frequentarono l'Università pavese, ampio spazio viene dato alla figura di Baldo degli Ubaldi, la cui presenza diede lustro al giovane Ateneo e soprattutto agli studi del diritto feudale. Si evidenzia che certamente il perugino si trasferì a Pavia nel 1390, visto che il 23 marzo di quell'anno appare regolarmente nei verbali degli esami di laurea. Durante il soggiorno pavese, redasse probabilmente la sua Lectura feudorum nel 1393 (dopo aver raggiunto 46 anni d'insegnamento come afferma lo stesso giurista), dedicandola a Gian Galeazzo Visconti (pp. 290-292, 293, 295). Di Baldo è ricordato anche il suo ruolo da consiliatores, chiamato a pronunciarsi su delega dei duchi, in cause interne del Ducato, come accadde nel 1392 (p. 303, n. 173).