Nel Trecento le autorità cittadine senesi cercarono di dare sempre più vigore al proprio Ateneo, nonostante la concorrenza del vicino e neonato Studio di Perugia. Nell'evidenziare ciò, si ricorda che il concistoro senese decise di seguire gli stessi metodi di Perugia, ossia di stanziare e spendere pecunia infinitam per la propria Università (pp. 16-17). Molti sono i dottori che in questo periodo lessero in entrambi gli Studia e, conseguentemente, citati fornendo luogo e salario della lettura effettuata a Siena. Si tratta dei famosi Paolo Liazzari, Cino da Pistoia, Giovanni Pagliaresi, Baldo degli Ubaldi, Federico Petrucci, Recupero da San Miniato, Andrea Zaffi da Pisa, Pietro da Citerna, Francesco di Andreuccio, Francesco Tigrini, Benedetto Barzi, Onofrio Bartolini (fatto cittadino senese nel 1409) e ancora i medici Gentile da Foligno, Francesco Casini, Nicolò da Mantova, Marco di Giovanni e Nicolò Finetti da Perugia. Risultano, oltre a diversi umbri che lessero solo a Siena, Giovanni di Buccio da Spoleto e Giovanni di Nicolò Vincenti, studenti allo Studio perugino, e Deo di Rinaldo, dato rettore a Perugia nella prima metà del XIV secolo.