Tra il XIII e il XIV secolo, le magistrature perugine, oltre a promuovere in città l'insegnamento del diritto, si preoccuparono di dare impulso anche alla medicina, assumendo dottori pratici per curare i propri concittadini, e dottori teorici, ossia professori universitari che mettevano al servizio della comunità il proprio sapere. Una duplice funzione, di medico pratico e maestro, che ben si evidenzia nella figura del toscano, Antonio da Scarperia. Di questo, dopo aver dedicato un capitolo alla sua operosità scientifica rifacendosi a manoscritti conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e la Biblioteca Riccardiana di Firenze, illustra le tappe fondamentali della vita, ricostruendone la peregrinatio academica. In particolare, da alcuni codici vaticani, ricava la lettura di medicina ordinaria a Perugia nell'anno accademico 1386-1387. Nel documento egli si definisce licenziatus e non doctor, creando qualche problema sulle antecedenti condotte perugine, e dove compare il nome di un suo allievo, Paolo da Sangemini. Da un altro codice vaticano in cui è conservata una Quaestio di Amico da Sulmona, docente anch'egli allo Studium Perusinum, si ipotizza la lettura del medico toscano anche per l'anno 1394-1395. Viene sottolineato il suo radicamento a Perugia, tanto da ottenerne la cittadinanza il 22 febbraio 1390. Ultime tracce della sua presenza in città risalgono al 1410, quando rivendette la casa acquistata nell'ottobre del 1389 da Baldo degli Ubaldi. Nella prima parte dell'articolo non mancano riferimenti ai medici che insegnarono nell'Università perugina tra il Tre-Quattrocento.