Nato probabilmente nel primo decennio del XV secolo, Mattiolo di Baldassarre dopo essersi formato allo Studium Perusinum, iniziò la sua carriera universitaria nel 1427, vedendosi aumentare immediatamente il salario dalle autorità perugine, affinchè rinunciasse alle lusinghe dell'Università di Siena (
Lupi 2008). Nei registri della Camera Apostolica figura stipendiato per la sua lettura perugina di medicina nell'anno accademico 1428-1429 (
Sini-Zucchini 2014, p. 128). Nel 1430 si trasferì a Padova dove, due anni dopo, conseguì la laurea dottorale (
Lupi 2008). Successivamente tornò a Perugia visto che risultano le sue letture nello Studio dal 1433 al 1439 e anche quelle del biennio 1442-1444 raggiungendo un salario di 100 fiorini (
Zucchini 2008; e
Sini-Zucchini 2014, pp. 131-135). Sicuro fu il trasferimento a Ferrara dove, tra l'altro, compare come promotore in tre lauree: il 29 gennaio 1444, 23 agosto 1445 e il 21 aprile 1447 (
Pardi 1901, pp. 17-19). Figura essere tornato a Padova già il 24 luglio 1451, quando fu promotore di Panfilo Castaldi nella laurea in arti e medicina (
Gaggia 1935; Gasperrini Leporaci
1959) e pochi mesi dopo, il 28 ottobre , pronunciò la prolusione per l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università patavina (Levi Donati-Roncetti 2010). La presenza del suo nome nei rotuli dell'Ateneo di Bologna, fa supporre una frequentazione dello Studio felsineo tra il 1452 e il 1453 (
Mazzatinti 1916;
Lupi 2008), visto che nel marzo di quest'ultimo anno era di nuovo a Padova e partecipava con Gerardo Boldieri da Verona alla laurea di Pietro Antonio Giuliari (
Varanini-Zumiani 1993-1994). Dopo varie richieste da parte di Perugia direttamente al Doge Foscari, per riavere l'illustre medico (Salsa
1899), Mattiolo rientrò in patria nel 1454. Coinvolto in una spiacevole disputa con Nicolò da Sulmona, altro docente di medicina dello Studium Perusinum, essendone uscito sconfitto decise di ritornare a Padova (
Roncetti 2009). Nella città veneta restò fino alla morte che, recenti studi, datano a prima del 1473 (
Lupi 2008). La sua docenza padovana di medicina teorica (
Ronconi 2008), fu lunga e brillante e figura promotore in diverse occasioni. Tra quelle conosciute nel periodo che andò dal 1465 al 1471
De Sandre 1968;
Bonfiglio Dosio 1975; Pesenti
1984;
Ganguzza Billanovich, 1989-1990; (
Zanazzo 1993-1994;
Boninger 1995;
Martellozzo Forin 1999; 2010), risulta quella del bibliofilo tedesco Harman Schedel laureatosi in medicina il 14 aprile 1466. La profonda stima di quest'ultimo verso il maestro è ben visibile, ma non solo, nel suo 'Liber cronicarum' (
Parisi 1999), come è ben conosciuta l'orazione che il perugino gli fece al momento della laurea (
Schottenloher 1940;
Sottili 1968;
Fuchs 2010). La fama di Mattiolo a Padova crebbe notevolmente, tanto da essere esentato dalla cosiddetta "ballottazione" all'interno dell'Università veneta (
Bottaro 2013). I suoi pareri, inoltre, diventarono importanti ed influenti, come la sua posizione favorevole verso i diritti dei "sovrannumerali" (
Bottaro 2003). Del resto che il medico perugino godesse di un certo prestigio è testimoniato anche da due carmi latini che gli furono dedicati da due umanisti coevi. Il primo dal cesenate Francesco Uberti e il secondo dal concittadino Francesco Maturanzio che, probabilmente, lo conobbe di persona (Levi Donati-Roncetti 2010). Recentemente rianalizzata e ritrascritta, la sua produzione letteraria fu corposa e precoce. A poco più di trent'anni scrisse il 'De pudicitia et honestate adulescentie libellus' (
Levi Donati-Levi-Roncetti 2012), un trattatello pedagogico a cui seguì quello sanitario il 'De incolumitate neglecta libellus (
Levi Donati-Roncetti 2011). In età più avanzata è il commento a Gli Auforismi di Ippocrate' e il 'Tractatus de Memoria' (
Levi Donati 2007), composto attorno al 1470 su spinta dei colleghi e la cui fortuna è evidenziata dalle numerose edizioni stampate, dopo quella del Maufer del 1476 (Verrua
1928), alla fine del XV secolo e nel corso del XVI (
Levi Donati-Sacchi De Angelis 2006). Per
Ermini (1971): pp. 559; 560-562. Per Pesenti (
1984): scheda biobibliografica a pp. 133-140; notizie a pp. 96; 120.