Nato a Bologna, Paolo di Guidotto Liazari, si formò nello Studium patrio avendo fra i suoi maestri il celebre Giovanni d'Andrea (Bartocci, 2013). Già vicario del vescovo di Padova Pagano della Torre nel 1308, tra il 1318 e il 1320 disputò quaestiones a Bologna e nel 1321 insegnò le Decretali a Siena per uno stipendio di 400 fiorini d'oro (Bartocci, 2005), avendo fra i suoi colleghi Federico Petrucci (Bartocci, 2013). Sposato tre volte, tra i figli si ricorda Bartolomeo, che fu dottore e politico bolognese (Bartocci, 2013). Dopo l'esperienza senese, che durò fino al 1324, nell'ottobre 1325 fu condotto alla lettura del Decretum a Perugia per tre anni con il salario di 300 fiorini (Bartocci, 2005). A Perugia fu fra i tre dottori consultati dal Comune il 29 novembre 1326 per dare un consiglio per una lettera da inviare al papa (Maiarelli-Merli, 2010). Tornò ad insegnare le decretali e il decreto a Bologna (Bartocci, 2005), dove ebbe come allievo Simone da Borsano (Kriechbaum, 2013). Dopo il suo ritorno nella città felsinea, svolse diversi incarichi pubblici e fu mediatore nei conflitti tra la città e il pontefice (Bartocci, 2005). Autore di vari consilia, alcuni rintracciati nel codice Magliabechiano di Firenze (Piana, 1966), tra le varie opere attribuitegli, è citato l'inedito Apparatus super Clementinis (Mazzi, 1913; Bartocci, 2013). Redatto prima del 1330, tale scritto fu molto diffuso e citato durante il medioevo e la sua popolarità è attestata da diversi codici (Bartocci, 2005). Morì a Bologna nel 1356 (Bartocci, 2013). In Ermini (1971) pp. 62, n. 59; 72, n. 85; 162-163.