Traccia la storia delle origini delle Università di Siena e Perugia, intrecciandone e i destini e individuando analogie e differenze fra i due percorsi. In particolare, viene sottolineata la scarsa considerazione delle vicende senesi e perugine da parte del papato alla fine del XIII secolo e l'exploit di Perugia nella prima metà del Trecento, giustificata con il raggiungimento del titolo di Studium generale, ottenuto con la bolla dell'8 settembre 1308 di Clemente V. Un riconoscimento, assieme a quello di conferire la licenza attraverso la cerimonia del Conventus, confermato dall'imperatore Carlo IV nel 1355, grazie anche all'opera di Bartolo, e che Siena raggiunse solo nel 1357 per la prima volta. Questo, come viene evidenziato, portò Perugia a calamitare molti studenti e famosi docenti dell'epoca, beneficiando anche della crisi dell'Università di Bologna, i cui professori preferirono recarsi in Studia che potessero garantire tali prerogative, rispetto ad altri. Rifacendosi alla recente pubblicistica sull'Ateneo perugino, sono messe in risalto le docenze di celebri lettori come: Iacopo da Belviso, Riccobaldo Tettalasini, Gentile da Foligno, Cino da Pistoia ed altri.