Canonista perugino, Filippo di Andrea di ser Nuto, nacque nel secondo decennio del XV secolo. Studente nell'Ateneo cittadino, dove ebbe come maestro il celebre Baldo Bartolini, si addottorò in utroque iure nel 1435 e iniziò ad insegnare già nell'anno accademico 1438-1439 (
Sini-Zucchini 2014, pp. 135-137), visto che nell'elenco dei lettori stipendiati per quest'anno dall'Università perugina compare un Filippo di ser Andrea da Perugia. E' certa la sua lettura serale delle decretali per l'anno 1443-1444 per un salario di 30 fiorini. Poco si sa della sua vita privata, se non che si sposò ma non ebbe figli. Ancora lettore negli anni Quaranta del XV secolo ( certe sono le sue letture nel biennio 1445-1447), nel 1449 fu tra quei professori che, nonostante la diffusione della peste in città, vennero invitati dai magistrati cittadini a riprendere le lezioni al fine di conservare lo Studio, cosa che Filippo molto probabilmente fece visto che l'anno successivo , dopo aver giurato di rispettare gli ordinamenti cittadini, risulta leggere diritto canonico. Figura nella Matricola Collegii doctorum iuris civili et doctorum iuris canonici et doctorum utriusque iuris civitatis Perusii (1420-1519), dove in nota viene riferito che vicino al nome è stato aggiunto Malacarne e poi Francus (
Treggiari, 2015). La sua fama di canonista lo portò ad essere chiamato da altre Atenei della Penisola, e così dal 1460 insegnò a Pavia e nel 1466-1467 a Ferrara. In quest'anno fu richiamato dai perugini nonostante la supplica di Borso d'Este di lasciarlo all'Università emiliana "per non volere la totale rovina di questo nostro Studio". Un appello non del tutto vano visto che il Franchi figura leggere nell'Ateneo estense nell'anno accademico 1469-1470. Del Resto il giurista perugino risulta promotore in diverse lauree ferraresi tra il 1467 e il 1470 (
Pardi 1901, pp. 47, 51, 54).
Rientrato a Perugia, morì il 13 settembre 1471. Ha lasciato una consistente produzione letteraria, tra cui scritti in materia di appelli e nullità, di sentenze di testamenti, di commentari sul Sesto e sulle Decretali, sul Digesto vecchio e nuovo, annotazioni ai commentari dello Zabarella, sulle Clementine e Quaestiones varie. L'anno dopo la sua morte fu stampata la lettura del titolo degli appelli e quella sulla nullità delle sentenze. In
Ermini (1971) p. 504.