Dopo aver consultato la totalità dei documenti riguardanti il legame fra il Ducato di Milano e Perugia conservati nel fondo Carteggio Visconteo Sforzesco, analizza puntualmente il materiale rinvenuto concernente il rapporto tra Braccio II Baglioni e Francesco Sforza, oltre che “la fitta trama di relazioni politiche, sociali e culturali intercorse fra le due casate”, cementata soprattutto dopo il matrimonio (1462) di Braccio con Anastasia, nipote di primo grado dello Sforza. Il carteggio evidenzia il forte legame personale tra i due signori, tanto che il perugino, per più volte, chiede che il duca interceda a favore di suoi “amici e alleati”. E’ il caso di Carlo Cinaglia, citato dall’umanista ascolano e studente a Perugia Pacifico Massimi in diverse sue opere (p. 193), e del quale viene ricordato che nel 1496 era fra i sei commissari che dovevano affidare a Pietro Vannucci e Francesco Maturanzio, letterato perugino e docente del patrio Ateneo, il progetto di decorazione della sala Udienza del Collegio del Cambio e provvedere contemporaneamente, Con Monaldo Buoncambi, al suo salario per il rinnovato insegnamento presso il Ginnasio cittadino (p. 194). Viene rimarcata l’importante corrispondenza tra lo Sforza e ser Filippo Bonaccorsi. Cancelliere e fedele servitore del Baglioni, quest’ultimo divenne gradito “agente e dispensatore d’informazioni” del duca e della sua corte. Nel settembre del 1459, ad esempio, gli venne richiesto d’indicare un valente dottore in legge per lo Studio pavese e il Bonsignori, dopo aver pensato, ma escluso per motivi d’età, a Giovanni Montesperelli e a Benedetto Capra, fece i nomi di altri due illustri professori dello Studium Perusinum, Baldo Bartolini e Filippo dela Francha. Escluso probabilmente il primo per i 300 ducati richiesti (viene ricordato che a Perugia percepiva uno stipendio di 104 ducati), fu scelto il Franchi visto che risulta nel 1460 nell’elenco dei docenti dell’Università di Pavia e che una sua opera fu pubblicamente discussa il 20 aprile 1461. Si sottolinea, inoltre, che il docente perugino riappare nell’elenco dei lettori “pavesi” all’inizio del 1466 con un salario cospicuo di 720 fiorini, aumentati successivamente a 790, prima di trasferirsi a Ferrara dove figura per l’anno accademico 1466-1467 con uno stipendio di 460 fiorini (pp. 197-199). Sono nominati anche altri personaggi che ebbero a che fare con l’Università umbra come Giovanni Antonio Campano, vicino alla famiglia Baglioni(pp. 204-205 nota 106), Alessandro Oliva (p. 205) e Iacopo Antiquari, citato anche come segretario ducale di Galeazzo Sforza e Ludovico il Moro (p. 209).