Figlio di Antonio, originario di Olmeto (località del contado perugino), Vincenzo Ercolani nacque a Perugia attorno al 1457 e già nel 1478, pochi mesi dopo essersi laureato, venne chiamato a leggere diritto canonico nell'Università cittadina. Sin da subito fu costretto a fronteggiare la forte rivalità del collega Francesco di ser Battista che cercò di farlo rimuovere dalla cattedra. Nonostante la mediazione del cardinale Argimboldi, legato a Perugia, la protervia e l'invidia di Francesco non si placarono e un giorno il figlio Matteo assalì l'Ercolani sfregiandolo al volto (da qui l'appellativo di Vincenzo del Fregio). Il fatto è esposto in un memoriale preparato dallo stesso Vincenzo e inviato il 7 marzo 1488 al governatore della città. Nominato avvocato concistoriale nel 1502, si recò a Roma per assumere la carica e nell'occasione pronunciò brevi orazionie sostenne delle dispute giuridiche che furono successivamente stampate a Perugia nel 1506 (Zaccaria, 1993). In quell'anno è attestato nei registri dei 'Conservatori della Moneta' come lettore dello Studio patrio per un salario di 57 fiorini, saliti a 143 nell'anno accademico 1510-1511 (Zucchini, 2008). Durante questa condotta figura tra i promotori di Giovanni Maria Ciocchi del Monte, futuro papa Giulio III, laureatosi il 22 gennaio 1511 (Alberti, 2014, p. 143). La sua fama di fine giurista crebbe sempre più e nel 1516 lo Studio di Pisa gli promise un salario di 750 ducati d'oro all'anno per tre anni, pur di aannoverarlo fra i suoi lettori di diritto civile. Vincenzo accettò, ma probabilmente restò all'Ateneo pisano solo un anno, visto che nel 1517 si trova di nuovo a Roma per ringraziare papa Leone X della nomina a cardinale del concittadino Francesco Armellini. Rifiutata anche l'offerta di 1000 fiorini propostagli dall'Università di Padova (Piovan, 2010), tornò a Perugia e partecipò attivamente alla vita istituzionale della propria città fornendo, ad esempio, un importante contributo nel riordinamento dello statuto del 1526, e facendo parte l'anno successivo dei 5 giuristi incaricati a riformare i capitoli del nuovo Consiglio dei Cinquecento. Nel 1537 papa Paolo III lo nominò cavaliere aureato (assieme tra l'altro a Lucalberto Podiani) e nonostante fosse divenuto cieco continuò brillantemente le proprie lezioni, sempre più seguite, allo Studium patrio fino alla morte che lo colpì il 15 aprile 1539 (Zaccaria, 1993). Sepolto nella cappella di San Tommaso d'Aquino della chiesa di San Domenico, l'Ercolani lasciò diversi scritti e opere che, a testimonianza della fama raggiunta, sono state rintracciate in diverse biblioteche private di celebri professori dell'epoca, come in quella di Bernardino Dal Gambaro (1490-1528), illustre canonista dell'Università di Padova (Piovan, 1991-1992). In Ermini (1971), notizie a pp. 513-514, 547.