Tra i giuristi perugini più celebri del Trecento, Conte di Sacco Saccucci risulta già Iudex del comune patrio nel 1356. Successivamente figura essere condotto alla lettura del Codice e del Digesto nel patrio Ateneo nel 1362 per tre anni. Della successiva condotta, rinnovata per dieci anni con un salario di 200 fiorini annuali, a causa di un vuoto documentario, è attestato solo il quadriennio 1364-1368, dove appare in concorrenza con Baldo. A Perugia volse importanti ruoli politici e amministrativi; nel 1367 e nel 1370 fu nominato a rappresentare insieme ad altri illustri personaggi della città il Comune presso papa Urbano V (
Mezzanotte 1977). Dai primi anni '70, con il governatorato di Gérard du Puy, non è più presente a Perugia e risiede ad Avignone, in Provenza e a Napoli, anche se il suo nome compare in documenti perugini per affari economici. Morì, probabilmente a Napoli, intorno alla fine degli anni '80. Ebbe due figli, Bartolomeo e Sacco, quest'ultimo lettore allo Studio perugino nel 1395, che figurano accatastati in porta San Pietro nella parrocchia di San Severo (Zucchini 2013). Attraverso la carriera accademica e la sua professione giuridica riuscì ad accumulare un ingente patrimonio, tramandato agli stessi figli. Si ricorda ad esempio che fu proprietario insieme a Baldo degli Ubaldi di uno degli alberghi della città nel 1377 (
Monacchia 1987). Della sua produzione letteraria, il Diplovataccio ricorda quattro commentaria (Zucchini 2013). Per
Ermini (1971): pp. 65, n. 66; 98-100; 153-154.