Da una serie di documenti rintracciati nella Biblioteca Ariostea di Ferrara e nella Biblioteca Apostolica Vaticana, l'a. ricostruisce il profilo biografico ed illustra le opere ed il pensiero di Giacomo Tiburzi da Pergola, studente all'Università di Perugia negli ultimi anni del XV secolo. Individuato nell'elenco dei lettori della Facoltà degli artisti dello Studio di Bologna, Iacobus Pergulensis fu un seguace del Pomponazzi e un classico testimone (come dimostrano una serie di lettere analizzate dall'a.) del legame tra scienza medica e gli studia humanitatis tipico dei primi decenni del XVI secolo. Tra le notizie riportate sul pergolese l'a. accenna che fu allievo del celebre umanista perugino Francesco Maturanzio (di cui fornisce alcuni riferimenti bibliografici in nota), professore dal 1498 di oratoria e poesia allo Studio patrio . Dopo aver sottolineato l'insoddisfazione derivante dalla professione di medico, intrapresa più per esigenze economiche che per passione, l'a. ricorda il successivo fallito tentativo fatto dal Tiburzi di rientrare nella vita universitaria perugina. A poco servirono, infatti, l'aiuto chiesto dal pergolese a diversi amici di Perugia affinché appoggiassero una sua candidatura alla cattedra di medicina speculativa resa vacante dalla partenza di Grazia Marinelli d'Arezzo nel 1521. Infine, in appendice, oltre all'indice del 'De pestilentia liber' dedicato a Vitellio Vitelli (1523), l'a. riporta l'elenco delle lettere trovate nella Biblioteca ferrarese inviate da Giacomo tra il 1515 ed il 1538. Tra queste alcune sono inviate a corrispondenti perugini come Vincenzo Pozzi, Giovanni e Niccolò da Perugia, Vincenzo Baglioni e Lucalberto Podiani, professore di medicina teorica all'Ateneo umbro, come lo furono certamente il Pozzi e il Vitelleschi.