Ricollegandosi alle ricerche che negli anni Novanta avevano avuto una certa fortuna sugli ufficiali degli antichi stati italiani, fornisce un interessante contributo sui giusdicenti delle magistrature criminali dello Stato della Chiesa in età barocca. Focalizzando l’attenzione sulle vicende biografiche della famiglia orvietana dei Cartari, i cui membri furono giuristi e magistrati nei tribunali criminali dello Stato pontificio e non solo, giunge ad analizzare il profilo del giurista secentesco, lo "stylus iudicandi" delle magistrature criminali e le novità concettuali che intervennero nella dottrina giuridica nel corso del XVII secolo. In particolare, attraverso lo studio della ricca documentazione conservata nell’archivio familiare, ricostruisce le biografie e le carriere di molti esponenti della famiglia orvietana: tre generazioni che abbracciano la seconda metà del XVI secolo e la prima del XVII, i cui membri si formarono soprattutto allo Studium Perusinum, come Flaminio e Giulivo, e che vengono messi a confronto con altri giusdicenti laici come Orazio Benedetti laureato a Perugia nel 1556. Sono evidenziati rapporti con altri personaggi che si formarono a Perugia come quello che Giulivo ebbe con il fidato Domenico Coelli. In una lettera scambiata tra i due nel 1610, ad esempio, si percepisce l'attenzione che Giulivo pose sulla carica di fiscale generale, in quel momento affidata a Prospero Farinacci ma che all'inizio del 1611 fu concessa a Pier Marino Cirocchi personalità, come probabilmente Farinacci, studente nell'Università perugina.