Nel ricostruire l’arrivo e la presenza di Giovanni Colombini (m. 1367) e dei suoi “Gesuati” a Città di Castello evidenzia l’accoglienza benevola che ebbe in terra tifernate grazie a due figure ben conosciute in città: il notaio ser Benedetto di Pace, che poi diverrà suo discepolo; e Buccio (m. 1374), vescovo della città umbra dal 1358. Di quest’ultimo, a cui è dedicato un intero paragrafo (pp. 40-47) in cui vengono illustrate vicende biografiche, l’azione riformatrice all’interno della diocesi tifernate e il forte legame che ebbe con i Gesuati, si ricorda che probabilmente si formò in diritto civile e canonico allo Studium Perusinum nella prima metà del Trecento.