Biobibliografia dell’umanista e giurista marchigiano Traiano Boccalini (1556-1613). Nato a Loreto dove il padre Giovanni fu architetto della S. Casa, intraprese “buoni studi di umanità” presso i gesuiti acquisendo un’ottima formazione classica.A causa delle condizioni economiche della famiglia, fu costretto a seguire la carriera giuridica. Il 12 novembre 1578 si iscrisse pertanto alla facoltà dei legisti dello Studio di Perugia, dove ebbe maestri insigni come Rinaldo Ridolfi, Marc'Antonio Eugenii e Giovan Paolo Lancellotti. In terra umbra si legò con l'abate Ottavio Acquaviva dei duchi d'Atri, anch’egli studente allo Studium (n.d.r.) e conobbe il poeta perugino Cesare Caporali, i cui scritti gli fornirono i primi spunti per le sue future allegorie parnassiche. Si laureò a Perugia nel 1582 e non a Padova, come viene erroneamente riportato (n.d.r.). Certamente, nel novembre 1585 si trovava nella casa paterna di via del Corso a Roma, dove crebbei figli concepiti con la moglie Ersilia Ghislieri, pronipote di Pio V e sposata l’anno precedente. Proprio con la dote di quest’ultima, probabilmente, acquistò un ufficio di Curia, quello di scrittore dei brevi apostolici minoris gratiae. In tale ufficio, il 10 aprile 1586, si associava un suo conterraneo, quell’Alessandro Antici di Recanati, quasi certamente conosciuto durante gli studi perugini, visto che il recanatese risulta immatricolato a Perugia nel novembre del 1578 (n.d.r.). Dopo essere stato segretario in casa Spinola a Genova (1590), le sue fortune economiche aumentarono un poco con la salita al soglio pontificio di Clemente VIII. Nel 1592, così, fu nominato governatore a Trevi, due anni dopo a Tolentino, successivamente a Brisighella e finalmente, nel 1598, in una città di maggior prestigio come Benevento. Non oltre l'aprile del 1599, fu giudice criminale in Campidoglio, ma anche questa esperienza, come gran parte delle precedenti,lo amareggiarono convincendolo sempre più della corruzione e degli abusi esistenti nella società pontificia. Anche i successivi incarichi come governatore a Comacchio, Bagnacavallo e Argenta, lo sconfortarono. Trovò così consolazione solo nella letteratura. Dopo l’interesse per Tacito, è con i Ragguagli di Parnaso che giunge ad una sua matura soddisfazione. In quel “mondo fuori dalla storia, governato da un Apollo umanizzato e sorridente”, rivendica i propri valori e fustiga costumi e abusi. Dopo varie vicissitudini, delusioni, processi subiti, arriverà alla conclusione che l’opera non poteva trovare stampa in terra pontificia. Decise pertanto di lasciare l’ufficio e si recò a Venezia. l'11 luglio i riformatori dello Studio di Padova notificavano ai capi del Consiglio dei Dieci che nella centuria I dei Ragguagli non v'era cosa degna di censura e dopo aver sottoscritto la dedica al cardinal Borghese, nel settembre di quell’anno i Ragguagli furono editi grazie ai torchi di Pietro Farri. L’anno dopo venne pubblicata anche la seconda centuria dedicata al cardinal Caetani, ma nel novembre di quello stesso anno, moriva per un tumore al fegato nella sua casa di Venezia. (cfr. “Quaderni per la storia dell’Università di Padova”, 31 (1998), p. 272).