Giurista, letterato e oratoriano eugubino di nobile famiglia corsa trasferitasi in Umbria all’inizio del XVI secolo, Tommaso di Onofrio Bozio nacque nel 1548. Laureato nel 1567 in utroque allo Studium Perusinum che frequentò sin dal 1565, si trasferì a Roma per esercitare l’avvocatura e portare avanti i suoi studi umanistici. Qui entrò in contatto con San Filippo Neri e affascinato dal mondo oratoriano abbandonò l’attività forense. Nel 1571, assieme ad Antonio Talpa forse conosciuto a Perugia visto che quest'ultimo risulta immatricolato allo Studium Perusinum, entrò nel convitto creato dal Neri presso la chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini per i suoi discepoli. Divenuto sacerdote nel 1572, ricoprì cariche sempre più importanti all’interno della Congregazione fino a diventarne rettore nel 1590. Non abbandonò i suoi interessi letterari ed eruditi che allargò anche a quelli teologici. Nel 1582 pertanto un decreto della Congregazione lo incaricava di aiutare Cesare Baronio nella revisione degli Annales ecclesiastici. Nel 1588 diede alle stampe a Roma una sua raccolta di Carmina latina e nel 1591 pubblicò, sempre a Roma, il trattato De signis Ecclesiae Dei contra omnes haereses, ristampato in Francia ed in Germania. L'anno successivo, su invito di Clemente VIII, iniziò a lavorare intorno a quei trattati "adversus Machiavellum" che lo resero celebre. Vennero, così, pubblicati a Roma nel 1593 il De robore bellico diuturnis et amplis catholicorumregnis e il De imperio virtutis sive imperia a veris virtutibus non a simulatis debent, dedicato a Clemente VIII e a Cinzio Aldobrandini, altro studente dell’Ateneo perugino e all’epoca cardinale di S. Giorgio. Del 1595, infine, sono gli altri due trattati il De ruinis gentium et regno rum e e il De antiquo et novo Italiae . Prima di morire a Roma nel 1610, sistemò il materiale raccolto durante la collaborazione con il Baronio. Nacquero così i dieci volumi degli Annales Antiquitatum, due dei quali furono pubblicati postumi dal fratello Francesco (1637), mentre i restanti sono rimasti manoscritti e sono conservati alla Biblioteca Vallicelliana.