Nell’esaminare la polisemia che i lemmi “popolo” e “bene comune”conobbero nel Due-Trecento in Italia viene evidenziato lo sforzo che celebri giuristi dell’epoca fecero per dare un profilo definito rispetto alla realtà che stavano vivendo. In particolare, nel IV capitolo, si sottolinea come Bartolo e Cino da Pistoia misero in luce “la non coincidenza tra quanto stabiliva il canone del diritto comune, l’equazione cioè Popolus/Universitas, con quanto emergeva dalla consuetudine, cioè un popolo che era parte e regime della città”. Viene rimarcata anche l’influenza di tali giuristi su quelli della successiva generazione come Baldo degli Ubaldi. (cfr.:“Archivio Storico Italiano”, 178 (2020), fasc. 1, pp. 185-187).