Esponente di un’antica famiglia spoletina, Bernardino di Solone Campello nacque nel 1594. Dopo aver sostenuto una prima formazione con precettori privati, frequentò i corsi di giurisprudenza allo Studium Perusinum, dove si laureò assieme al fratello Evandro il 13 maggio 1615. Dopo la laurea cominciò una serie di viaggi con il fratello Giovanni e dopo essere stato nominato a Spoleto tra i Priori, nel 1623 ottenne un impiego a Roma presso la Dataria apostolica come auditore nella Congregazione dei vescovi e dei regolari. Salito al soglio pontificio Urbano VIII (Maffeo Barberini), che essendo stato vescovo di Spoleto conosceva personalmente il Campello, fu destinato a compiti di natura politica ed inviato nel 1624 come auditore del nunzio pontificio monsignor Lorenzo Campeggi, a Torino presso la corte sabauda. Grazie alle sue riconosciute doti giuridiche e diplomatiche, da questo momento il Campeggi lo volle con lui sia ad Urbino che a Madrid. Nel 1639, morto il monsignore e anche il fratello Evandro, decise di abbandonare la carriera diplomatica probabilmente anche per dissidi con la politica papale. Tornato nelle terre natie e rifiutati diversi incarichi e nomine, solamente nel 1657 si prodigò per ottenere un ufficio vacante presso il Granduca di Toscana. Dall'8 gennaio al 5 dicembre 1658 così risiedette alla corte fiorentina con la carica di auditore di Consulta. Allontanatosi dalla corte fiorentina adducendo motivi di salute, tornò definitivamente a Spoleto dove riprese la vita che gli era più congeniale, tutta dedita agli studi ed alla famiglia. Morì a Campello nel 1676. Oltre che a poesie in volgare e numerosi componimenti di contenuto religioso pubblicati poi con il titolo di Discorsi sacri (Macerata 1670), nonché alcuni drammi e tragedie che all’epoca non passarono inosservati (la notorietà di Bernardino fra i letterati è testimoniata dalla corrispondenza con vari esponenti della società letteraria del periodo e dalla sua presenza in varie accademie come quella spoletina degli Ottusi), viene ricordato per i suoi studi storici che lo portarono a produrre la sua opera probabilmente più valida, ‘Storia di Spoleti’ che ebbe giudizi positivi anche dal Muratori.