Il titolo del saggio si rifà ad una frase che Paolo Beni, ex gesuita eugubino e docente allo Studium Perusinum, scrisse in un memoriale del 1620 inviato ai riformatori dell’Università di Padova, Ateneo presso il quale dal 1599 al 1623 tenne la cattedra di umanità greca e latina. Quella di Beni era una denuncia contro quei suoi colleghi che non rispettavano la direttiva delle autorità accademiche patavine del 1591 del “leggere a mente” quando insegnavano ex cathedra, preferendo invece dettare le lezioni. Sullo scontro fra l’insegnamento effettuato nello Studio pubblico patavino e quello della Compagnia di Gesù, è ricordato che nella delegazione dei professori “artisti” inviata a Venezia dal “Congresso” era presente anche Francesco Piccolomini, lettore nella seconda metà del XVI secolo anche all’Università di Perugia (pp. 77-78; 81-82 nota 20).