Dopo aver ricordato sinteticamente i prodomi che portarono, alla metà del Cinquecento, alla nascita dello Studio di Messina, si concentra sulla configurazione dell’impianto didattico, e in particolare su quella sancita dal nuovo statuto del 1597, dove le letture di civile erano dedicate alla spiegazione del Corpus iuris, secondo l’esegesi di Bartolo da Sassoferrato (p. 77). Tra i docenti che insegnarono diritto a Messina nel Seicento, sono ricordati i perugini Carbonchio Carbonchi e Innocenzo Massini, lettori anche nello Studio patrio (pp. 81, 82).