Dopo aver chiarito l'identità biobibliografica, confusa per lungo tempo dalla storiografia con quella di Benedetto da Piombino (anch'egli docente a Perugia nel 1398), fornisce notizie del giurista perugino Benedetto di Paoluccio di Ceccolo Barzi. Di nobile famiglia, si laureò nello Studio patrio in utroque iure, per poi insegnarvi nel 1411 e certamente, dal 1415 al 1424, anno in cui, con la caduta della signoria di Braccio da Montone, del quale fu fidato amico e collaboratore, fu costretto all'esilio. Iniziò, così, la sua peregrinatio academica, che lo portò a leggere a Siena (1425-1434, e 1438-1440), a Firenze (1435-1443), a Ferrara (1443-1448), per poi tornare a Siena e riprendere cattedra allo Studio estense nel 1454, che mantenne fino alla morte. A fianco della sua attività universitaria, viene dettagliatamente ricordata anche quella politica-istituzionale, che lo portò ad essere nominato giudice del Comune perugino nel 1408 e ad espletare diverse missioni per esso (1411, 1414, 1415 e 1416), che continuarono pure quando la città fu sottoposta al dominio di Braccio. Durante il soggiorno senese, venne nominato consigliere, e poi conte palatino, dal re Sigismondo (1432-1433). Vengono menzionate diverse sue opere, tra le quali vari consilia (conserbati a Lucca e Perugia) e, soprattutto, alcuni trattati come il De guarentigiis.