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Cingari, Alfonso, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 25 (1981)., di Giuseppe Pignatelli (1981)

Nato a Bologna nel 1748, Alfonso di Giovanni Battista Cingari venne inviato giovanissimo a Gubbio presso lo zio paterno Giacomo, all’epoca vescovo della città umbra. Nel 1759 entrò nel collegio perugino dei Barnabiti dove iniziò gli studi. Dopo essersi laureato in utroque iure allo Studium Perusinum il 1 giugno 1767, prese gli ordini minori e fu inviato a Roma per fare pratica legale. In realtà, a Roma preferì concentrarsi sugli studi ecclesiastici e ottenuta l’ordinazione sacerdotale nel 1774, tornò a Bologna facendo una vita ritirata e dedita alla preghiera. Tre anni dopo fu scelto come vicario generale di Cagli dal vescovo Bertozzi che, vista l’età, coadiuvò nell’attività pastorale come fece durante il post terremoto che colpì la cittadina marchigiana nel 1781. D’idee conservatrici, dopo l’occupazione napoleonica di Cagli durante la quale riuscì ad ottenere la grazia per coloro che avevano partecipato ad una rivolta antifrancese (giugno 1799), il 24 maggio 1800 fu nominato da papa Pio VII commissario apostolico della diocesi di Cagli, della quale divenne vescovo nel 1806. Rifiutatosi di giurare fedeltà all’imperatore una volta che i francesi rioccuparono le Marche (1809), fu allontanato dalla diocesi e deportato dapprima a Bergamo, dove alloggiò nel convento dei cappuccini da cui poteva uscire soltanto accompagnato dal padre guardiano, e poi a Mantova, dove fu confinato in un isolamento maggiore. Qui, tuttavia, portò avanti la composizione dei suoi scritti già iniziati durante il periodo bergamasco. Completò la stesura della Morale cristiana e compose I sentimenti del cuor cristiano rettificati e facilitati, i principî e gli argomenti più sostanziali della religione e le Preces perpetuo sacrorum librorum stylo concinnatae quibus quotidie poterunt sacerdotes gravius et sanctius alloqui Deum. Per quest'ultima opera fu minacciato d’essere rinchiuso nella fortezza di Peschiera e così fu indotto a giustificarsi per iscritto. Solo con la Restaurazione potè tornare a Cagli e dedicarsi all'attività pastorale, restaurando l'orfanotrofio e riaprendo molti conventi che erano stati soppressi. Dopo essersi adoperato fortemente per aiutare la popolazione durante la carestia e il tifo che si diffusero nella diocesi tra il 1816 e il 1817, morì a Cagli il 15 giugno di quest’ultimo anno. Tutti i suoi scritti, elencati nella scheda, sono stati raccolti e stampati postumi dal domenicano Giuseppe Ignazio Buffa in collaborazione con Francesco Geronzi nei dieci volumi di Opere (Roma 1825-1828).

Fonti collegate

Personaggi citati

  1. Alfonso Cingari da Bologna