Nato a Bologna nel 1748, Alfonso di Giovanni Battista Cingari venne inviato giovanissimo a Gubbio presso lo zio paterno Giacomo, all’epoca vescovo della città umbra. Entrato nel 1759 nel collegio perugino dei Barnabiti dove iniziò gli studi, si laureò in utroque iure allo Studium Perusinum il 1 giugno 1767. Presi gli ordini minori fu inviato a Roma per fare pratica legale, ma in realtà preferì concentrarsi sugli studi ecclesiastici e ottenuta l’ordinazione sacerdotale nel 1774, tornò a Bologna dove svolse una vita ritirata e dedita alla preghiera. Nel 1777 fu scelto come vicario generale di Cagli dal vescovo Bertozzi che, vista l’età, coadiuvò nell’attività pastorale come fece durante il post terremoto che colpì la cittadina marchigiana nel 1781. D’idee conservatrici, dopo l’occupazione napoleonica di Cagli il 24 maggio 1800 fu nominato da papa Pio VII commissario apostolico della diocesi marchigiana, della quale divenne vescovo nel 1806. Rifiutatosi di giurare fedeltà all’imperatore una volta che i francesi rioccuparono le Marche (1809), fu allontanato dalla diocesi e deportato dapprima a Bergamo e poi a Mantova, dove fu confinato in un maggiore isolamento. Qui, tuttavia, portò avanti la composizione dei suoi scritti già iniziati durante il periodo bergamasco. Per le Preces perpetuo sacrorum librorum stylo concinnatae quibus quotidie poterunt sacerdotes gravius et sanctius alloqui Deum, fu minacciato d’essere rinchiuso nella fortezza di Peschiera e così fu indotto a giustificarsi per iscritto. Solo con la Restaurazione potè tornare a Cagli e dedicarsi all'attività pastorale, restaurando l'orfanotrofio e riaprendo molti conventi che erano stati soppressi. Dopo essersi adoperato fortemente per aiutare la popolazione durante la carestia e il tifo che si diffusero nella diocesi tra il 1816 e il 1817, morì a Cagli il 15 giugno di quest’ultimo anno (
Pignatelli 1981).