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Maturanzio e il volgare, “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, 116 (2019), fasc. 1, pp. 257-272., di Carla Gambacorta (2019)

Pur sostenendo fortemente l’utilizzo del latino come fece sia nella sua vasta produzione letteraria che in ambito orale (è noto come ritenesse vergognoso l’utilizzo del volgare nella didattica), anche Francesco Maturanzio ha lasciato alcune testimonianze in volgare. Dopo aver aperto il contributo riportando l’iscrizione, fatta di propria mano, dell’umanista perugino e docente nel patrio Ateneo, alla compagnia del Santo Anello detta anche di s. Giuseppe del 1499, nella quale l’a. individua già qualche municipalismo, focalizza l’attenzione sulle tre testimonianze principali in volgare di Maturanzio pervenute: i 14 epitaffi giovanili composti per descrivere i ritratti degli uomini illustri dipinti del palazzo di Braccio Baglioni ; un componimento in terzine, recentemente rintracciato da Alberto Maria Sartore presso l’Archivio di Stato di Perugia; e la ‘Cronaca della città di Perugia’. Quest’ultima, unica opera di Maturanzio in prosa scritta in volgare, fu composta, probabilmente, su sollecitazione dell’amico Iacopo Antiquari, anch’egli docente allo Studium Perusinum. Si tratta di un testo storico-documentario che ricostruisce gli eventi accaduti a Perugia dal 1488 al 1503. Lo scopo divulgativo dell’opera, spiega l’approccio semplice ed informale della narrazione e l’uso del volgare che consentiva di diffondere il contenuto ad una più ampia platea di persone. Si sottolinea che il volgare dell’umanista perugino, evidenzia un minor “tasso di dialettalità” rispetto ad altre cronache coeve seppur siano presenti vocaboli dialettali trecenteschi come i dimostrativi metafonici.

Fonti collegate

Personaggi citati

  1. Francischus Mataratius de Perusio
  2. Iacobus Antiquarius de Perusio