Fornisce un quadro della produzione epistolare di Francesco Maturanzio, da sempre basilare per la ricostruzione della sua biografia, come testimoniano la prima monografia a lui dedicata, quella di Giovanni Battista Vermiglioli del 1807, e anche quella più recente di Guglielmo Zappacosta del 1970. Partendo dalla principale fonte manoscritta, il Vat. Lat. 5890 conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e composto fra la fine del XV e il XVI secolo, evidenzia il carattere privatistico delle lettere, anche se in esse si riscontra un certo aspetto pubblico riguardante il contesto storico dell’epoca, come testimoniano le personalità a cui il Maturanzio scrive: Innocenzo VIII, Niccolò Leoniceno, Niccolò Perotti, Alfano Alfani, Fabrizio Varano da Camerino e Iacopo Antiquari (quest'ultimi due rispettivamente studente e docente allo Studium Perusinum). Non mancano, inoltre, epistole in cui l’umanista perugino evidenzi la sua adesione al ciceronianismo. Tutte caratteristiche che si riscontrano anche in singole lettere conservate, in vari codici, alla Biblioteca Augusta di Perugia e nel manoscritto 2834 della Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza, assemblato tra il 1801 e il 1867 grazie al lavoro del vicentino Pietro Marasca e gli scambi epistolari che questo ebbe con personaggi perugini come Adamo Rossi e Sebastiano Purgotti, docente in quel periodo all’Università di Perugia. Importante ed interessante è il rinvenimento fatto dall’a.,di 38 lettere inedite del Maturanzio, intitolate ‘Epistolae Perpolitae’, rintracciate nel ms. Barb. Lat. 1736 e che si differenziano da tutte le altre in quanto, prive di data e destinatario, sembrano essere “lettere modello” presentate prima in volgare e poi in latino e funzionali, probabilmente, alla sua attività d’insegnante.