Dopo aver ricordato come l’insegnamento del diritto per lungo tempo si basò sullo sviluppo di due contrapposte metodologie, ossia il mos italicus e il mos gallicus, evidenziando come il primo degenerò nel bartolismo cioè, come affermò Matteo Gribaldi Mofa nel “discutere a fondo le opinioni e investigare le cause e le rationes” accumulate nei secoli, analizza i vari orizzonti metodologici che si evolsero nel XVI e XVII secolo per quanto concerne l’insegnamento giuridico all’Università di Pavia. In particolare per il Seicento è ricordata la figura di Filippo Massini, laureato perugino e docente nel patrio Ateneo, e che fu professore allo Studio pavese dal 1596 dapprima come titolare della cattedra ordinaria mattutina di civile e poi in quella vespertina nel 1612. Partecipe della vita accademica della città lombarda, fu autore di ‘Praelectiones ad rubr. Et L.I.C. de edendo’, oltre che di ‘secundam partem Codicis Commentaria’ e di ‘Commentarii al principium 50. Gallus ff. de liber. E posthum’, da cui si notano le simpatie umanistiche (pp. 45-46, 52, 66-67).